Qual è la reale situazione dei minori non accompagnati sull’isola di Samos, Grecia? Refugee Rights Europe e Still I Rise indagano questo tema nel nuovo report “Unaccompanied Children at the Gates of Europe – Voices from Samos“. E il quadro delineato è drammatico.
Dalle testimonianze dei minori e delle persone che lavorano con loro, le due organizzazioni hanno focalizzato l’attenzione sulle molteplici sfide che i MSNA (minori stranieri non accompagnati) devono affrontare ogni giorno, in condizioni di estrema insicurezza.
“I minori non accompagnati non sono attualmente al sicuro negli hotspot delle isole e la loro situazione non potrà che peggiorare se collocati nei MPRIC, i nuovi centri di accoglienza in costruzione, che saranno chiusi, controllati e isolati, in uno spazio remoto e non monitorato da organizzazioni indipendenti, con un accesso molto limitato alle ONG e ai media”, denunciano le organizzazioni.
Nonostante nel 2020 le restrizioni dovute alla pandemia da Covid-19 e i conseguenti trasferimenti sulla terraferma abbiano portato a un notevole cambiamento della situazione negli hotspots, il Centro di Accoglienza e Identificazione (RIC) di Samos continua a essere fortemente sovraffollato. Al di fuori del RIC, circa 2.500 persone risiedono nella “giungla” circostante in fragili rifugi autocostruiti, spesso danneggiati dal vento e inondati dalla pioggia.
Si tratta di condizioni disperate che colpiscono profondamente i minori non accompagnati, la popolazione migrante più vulnerabile. Il report sottolinea i grandi rischi che questi ragazzi corrono, in termini di abuso e violenza, traffico di esseri umani, malattie mentali e fisiche. I MSNA dovrebbero essere ospitati all’interno di uno “spazio sicuro” nel RIC, ma il numero di minori erroneamente registrati come adulti e in attesa di un cambio ufficiale di età è maggiore del numero di minori che attualmente vive nello “spazio sicuro”. Durante il Covid-19, il processo di accertamento dell’età è stato sospeso, lasciando questi ragazzi senza tutele e protezione, spesso costretti a vivere con adulti con cui non hanno alcun tipo di legame di parentela, oppure da soli fino a quando il loro caso non sarà preso in esame dalle autorità.
Inoltre, nel 2020 ci sono stati sei grandi incendi nell’hotspot: durante uno di questi la metà dei container in cui vivono i minori non accompagnati è stata totalmente distrutta dalle fiamme. Sono stati inoltre segnalati casi di molestie sessuali, abuso e sfruttamento: di conseguenza, molti MSNA riportano problemi di salute mentale, e gli operatori locali sono a conoscenza di casi di autolesionismo. Numerose testimonianze degli stessi minori hanno evidenziato violenze e abusi da parte della polizia e detenzioni arbitrarie in condizioni degradanti.
Come se questo non fosse sufficiente, i minori che si ammalano nel RIC di Samos spesso hanno difficoltà ad avere accesso alle cure mediche, a causa della presenza di un solo medico disponibile, e dell’impossibilità di ricevere visite da ONG mediche esterne. Di conseguenza, anche semplici disturbi, se non trattati, possono causare mesi di dolore e ansia che potrebbero essere invece facilmente evitabili. Il report sottolinea che alcuni MSNA sono stati isolati a causa di potenziali sintomi Covid, da soli, in container di 4×2 metri. Un minore, ad esempio, non ha avuto accesso all’acqua corrente o alle docce per tutto l’intero periodo di confinamento; quando necessario, è stato scortato dalla polizia nei bagni pubblici. Nonostante avesse la febbre, dolori muscolari e mal di gola, non gli sono state fornite medicine, né una regolare supervisione medica.
“I minori non accompagnati sono ulteriormente traumatizzati dalle condizioni in cui vivono. Le autorità dell’hotspot non forniscono servizi di supporto ai ragazzi che sono stati vittime di qualsiasi forma di abuso, negligenza, sfruttamento, tortura o trattamento crudele, inumano e degradante, o di conflitti armati, come richiesto dall’articolo 23 (4) della direttiva UE 2013/33/UE. Come risultato, ci sono molteplici casi registrati di autolesionismo e almeno un tentativo di suicidio da parte di un minore”, denunciano Refugee Rights Europe e Still I Rise.
Infine, le organizzazioni manifestano una grande preoccupazione per il futuro. Il nuovo hotspot di Samos è già stato preparato per accogliere i minori non accompagnati, ma è lontano dalla città di Vathy e a cinque chilometri dal villaggio più vicino. Questa “ghettizzazione” causerà solo più problemi e non lascia spazio all’integrazione: non è infatti ancora chiaro se i minori avranno accesso alle scuole locali o all’educazione informale fuori dal campo.
“Chiediamo al governo greco, alla Commissione europea, all’UNHCR e all’OIM di applicare coerentemente il principio dell’ “interesse superiore del bambino” e di lavorare per garantire il benessere di tutti i minori sotto la loro custodia”, concludono le organizzazioni.
“I minori non accompagnati devono essere immediatamente trasferiti sulla terraferma, in alloggi adeguati e sicuri in Grecia e in altri stati dell’UE, in linea con il programma di ricollocamento europeo. L’Unione Europea e il governo greco hanno ora l’opportunità di cambiare rotta, correggendo un approccio all’asilo e alla migrazione che viola sistematicamente i diritti dei minori”. (Comunicato stampa)