Il 22 luglio 2019, l’on. Pietro Bartolo, Vicepresidente della commissione LIBE presso l’Unione europea, ha presentato la prima interrogazione parlamentare (n. E-002345-19) alla Commissione europea: si tratta di una forte richiesta di adottare misure per garantire condizioni di vita dignitose e un’autentica protezione ai minori non accompagnati nell’hotspot di Samos, nonché per verificare se i fondi che la Grecia sta ricevendo dall’Unione Europea vengano utilizzati in modo efficiente. Due mesi dopo, precisamente il 12 settembre 2019, altri tre europarlamentari italiane, Rosa d’Amato, Laura Ferrara, Isabella Adinolfi, hanno presentato una seconda interrogazione parlamentare (n. E-002745/2019) per chiedere spiegazioni sulle drammatiche condizioni umane a Samos. Si tratta di due segnali fondamentali per cercare di fare luce sulla situazione insostenibile in atto, che colpisce in particolar modo i minori non accompagnati.
LA DENUNCIA DI STILL I RISE
Nel mese di Giugno 2019, Still I Rise aveva depositato alla procura di Samos, in Grecia, e successivamente alla procura di Roma, una denuncia penale contro la gestione del Centro di accoglienza e identificazione dell’isola, per condannare le violazioni dei diritti umani perpetrate contro la popolazione minorile non accompagnata che vive nel campo. I destinatari della denuncia penale sono Maria-Dimitra Nioutsikou, direttrice del Centro di accoglienza e identificazione di Samos; Andreas Gougoulis, Segretario Generale per la Ricezione e l’identificazione, presso il Ministero dell’Immigrazione greco, e ogni altra persona responsabile. È la prima volta nella storia dell’hotspot di Samos che una organizzazione non profit si fa carico di un procedimento legale contro i gestori di un sistema che da troppo tempo abusa dei più deboli. La causa è costruita intorno alle prove fornite dai bambini stessi nel corso di due anni, insieme alle dichiarazioni scritte dei membri dello staff di Still I Rise e dei volontari, impegnati quotidianamente nella protezione e nell’educazione informale dei minori dell’hotspot. Immagini, video e testimonianze descrivono una situazione drammatica di abusi psicologici, fisici ed emotivi sui minori non accompagnati che vivono nel campo: brutalità involontaria e intenzionale della polizia, aggressione, container sovraffollati con condizioni di vita degradanti. I bambini vivono in tende da campeggio nel freddo dell’inverno e mancano i più basilari standard igienici, di abbigliamento, di assistenza sanitaria e di istruzione formale. Denunciato anche un caso di separazione forzata di due fratelli non accompagnati, da parte delle autorità. Secondo la legge, i minori non accompagnati dovrebbero vivere in un’area protetta e separata dai richiedenti asilo adulti. Il livello 2 dell’hotspot di Samos, che dovrebbe garantire la massima protezione, è invece tutt’altro: nei container dormono anche uomini adulti, che entrano di notte e forniscono droghe e alcol ai minori, rubano telefoni cellulari, denaro e qualsiasi altro bene in loro possesso, inclusa la carta igienica, considerata un bene di lusso. Ogni container può accogliere 8 persone, ma dentro ciascuno vivono di norma più di 20 bambini. Porte, finestre e servizi igienici sono rotti, non c’è elettricità, si hanno perdite dal tetto e i minori dormono spesso sul pavimento, senza avere nemmeno un materasso o un cuscino su cui appoggiarsi. L’acqua calda è inesistente, così come la pulizia della struttura. Il livello 2, attualmente, è fonte di infezione, con insetti e roditori che mordono i bambini, specialmente di notte. I minori non si sentono affatto protetti e spesso preferiscono andare a dormire da soli nella “Giungla”, il bosco circostante. I minori non accompagnati sono i soggetti più vulnerabili che vivono nel campo e la direzione dovrebbe essere legalmente obbligata a tenerli al sicuro durante il loro soggiorno: tuttavia, sistematicamente questo non accade, causando condizioni di vita inumane, spesso con conseguente depressione, comportamenti autolesionistici, danni psicologici duraturi e, in alcuni casi, tentativi di suicidio.
Dalla sua costituzione, Still I Rise ha fornito educazione informale a 1500 bambini vulnerabili attraverso Mazì, il centro per adolescenti profughi dell’isola. La denuncia legale è un atto dovuto per salvaguardare l’incolumità psico-fisica dei minori tutelati dalla onlus.
LE INTERROGAZIONI PARLAMENTARI CON RICHIESTA DI RISPOSTA SCRITTA
22 luglio 2019
PIETRO BARTOLO (S&D) – n. E-002345-19
Oggetto: Situazione dei minori nell’hotspot di Samos
In base a quanto riportato nell’esposto penale presentato dall’organizzazione «Still I Rise», nell’hotspot di Samos si sono verificate numerose e continue violazioni dei diritti umani a danno di minori non accompagnati. L’hotspot di Samos si trova in una situazione di grave sovraffollamento. I servizi igienici, la fornitura di prodotti di prima necessità, quali il cibo e i medicinali, sono insufficienti, con conseguenti rischi per la salute. Inoltre, il sistema di registrazione e di verifica dell’età così come i sistemi di protezione e tutela dei minori da adulti estranei risultano essere inadeguati. Nell’esposto vengono riportati infine anche casi di violenza a danno dei minori, gravi episodi di autolesionismo, e casi di separazioni tra fratelli e cugini MSNA. Si chiede quindi alla Commissione
1) È al corrente della situazione nell’hotspot di Samos?
2) Quali misure intende adottare per garantire condizioni di vita dignitose e un’effettiva tutela dei minori non accompagnati nell’hotspot di Samos?
3) Come intende verificare che i fondi dell’UE che la Grecia riceve vengano utilizzati in maniera efficienti per migliorare le condizioni di accoglienza negli hotspot come quello di Samos?
12 settembre 2019
ROSA D’AMATO, LAURA FERRARA, ISABELLA ADINOLFI (NI) – n. E-002745/2019
Oggetto: Hotspot di Samos
A Samos, in Grecia, sorge un centro di prima accoglienza per migranti che si è trasformato in una prigione sovraffollata in cui migliaia di persone, tra cui moltissimi bambini, sono rimasti intrappolati. La Onlus Still I Rise, fondata da Nicolò Govoni, cerca di restituire ai bambini e ai ragazzi presenti a Samos il diritto all’educazione, alla protezione e alla sicurezza. Nello hotspot ci sono circa 3400 persone, tra cui un migliaio di minori, in una struttura costruita per 650 persone. In base ai flussi migratori, ci sono stati picchi di 5000 persone. In tutta la struttura ci sono due medici e i servizi igienici sono insufficienti. In data 11 giugno la Still I Rise ha depositato una denuncia alla procura di Samos contro la gestione del Centro di accoglienza e identificazione dell’isola, per condannare le violazioni dei diritti umani perpetrate contro la popolazione minorile non accompagnata che vive nel campo[1].La Commissione intende verificare:
1) In tempi rapidi e con frequenza, la gestione delle strutture dei punti di crisi?
2) Se nell’hotspot siano rispettati i principi contenuti nella Carta dei diritti fondamentali dell’UE e quali azioni intende adottare, nel rispetto del principio di sussidiarietà, per la risoluzione dei problemi denunciati dalla Onlus?