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Due Diligence: accolte
le richieste
di Still I Rise,
ma non basta

Il punto della situazione

Il Parlamento europeo ha approvato le modifiche alla direttiva UE sulla due diligence, che prevede nuovi obblighi per le aziende in materia di rispetto dei diritti umani e ambientali. Il testo, proposto dalla Commissione giuridica JURI e votato giovedì 1 giugno durante la plenaria del Parlamento europeo, accoglie le due principali richieste presentate da Still I Rise: da una parte, l’integrazione di una due diligence obbligatoria sui diritti umani e ambientali nelle attività delle imprese lungo l’intera catena del valore; dall’altra, l’obbligo per gli Stati membri di istituire un’autorità indipendente ed esterna che controlli l’operato delle aziende.

«Si tratta di un passo in avanti importante rispetto alla proposta della Commissione europea», afferma Giulia Cicoli, Direttrice Advocacy di Still I Rise. «Entrambi gli elementi sono cruciali per la prevenzione e il contrasto alle violazioni dei diritti umani, soprattutto in settori e in contesti ad alto rischio come quello dell’estrazione del cobalto nella Repubblica Democratica del Congo».

Nel testo, inoltre, viene proposta l’estensione della due diligence aziendale al settore ICT, che ricopre un ruolo di primo piano nella filiera del cobalto, inserito dall’UE nella lista dei “materiali critici”, fondamentali per la transizione energetica.

La transizione energetica deve avvenire nel pieno rispetto dei diritti umani e il controllo della filiera è fondamentale in questo senso

Giulia Cicoli

Nonostante i passi in avanti, nel testo approvato dal Parlamento Ue restano alcune criticità importanti.

In particolare, non viene menzionata una serie di violazioni dei diritti umani, come il diritto a un ambiente di lavoro pulito, sano e sostenibile o il diritto alla libertà di movimento. «La loro esclusione dal monitoraggio rischia di vanificare il lavoro di prevenzione», sottolinea Cicoli. 

Dopo il voto del Parlamento Ue, la Corporate Sustainability Due Diligence Directive sarà ora negoziata dai Ministri dell’industria in seno al Consiglio dell’Unione europea. «L’approccio del Consiglio desta preoccupazioni, perché è peggiorativo rispetto al testo approvato oggi», conclude Giulia Cicoli. «Noi vogliamo una filiera pulita, tutte le compagnie e tutti i settori devono avere una catena controllata. Vigileremo affinché le migliorie apportate dal Parlamento europeo non vengano cancellate».

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