Sednaya, il mattatoio umano
“Durante il recente viaggio in Siria, il team di Still I Rise ha avuto l’opportunità di affrontare uno dei capitoli più oscuri della storia del Paese: la tragedia dei “desaparecidos” siriani. Decine di migliaia di persone fatte sparire dal regime di Assad negli ultimi anni, di cui le famiglie non hanno mai più avuto notizie. “Qualsiasi persona con cui abbiamo parlato, dai nostri insegnanti a persone fermate in strada, ha almeno un familiare o un conoscente di cui non sa più nulla,” racconta Giulia Cicoli, Direttrice Comunicazione e Fundraising di Still I Rise.
A Damasco, ogni superficie libera è ricoperta di poster con i volti degli scomparsi, immagini che raccontano una sofferenza straziante e condivisa. Molti di loro sono stati arrestati perché partecipavano a proteste, ma tanti altri sono stati presi senza alcun motivo apparente, trasformando ogni uscita di casa in un rischio di non fare ritorno.
Tra i luoghi simbolo di questa brutalità, c’è la prigione di Sednaya, situata a pochi chilometri da Damasco. Definita dai superstiti “il mattatoio umano”, è stata teatro di torture inimmaginabili ed esecuzioni quotidiane. Dopo la caduta del regime, il team di Still I Rise è stato tra i primi a visitare questo luogo. “Mi sentivo come se stessi dissacrando un luogo sacro… un luogo dove migliaia di persone hanno sofferto le pene dell’inferno, fino alla morte,” continua Giulia Cicoli.
Le celle di isolamento, buie e gelide, portano ancora i segni dei prigionieri: nomi, richieste di aiuto, promemoria per non essere dimenticati. Un’iscrizione recente colpisce Giulia: “Sono venuta con la speranza di trovarti, ma non sei qui… Non ti dimenticherò mai.”
Per Still I Rise, visitare Sednaya è stata una promessa mantenuta: raccontare al mondo la realtà della Siria e dare voce a chi non ne ha più una.”
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