Nelle sentenze di T.A. e altri e M.A. e altri, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha stabilito ieri che la Grecia ha violato i diritti di sette minori non accompagnati, sottoponendoli a trattamenti inumani e degradanti nell’hotspot di Samos nel 2019 e 2020. Il caso è stato portato avanti dalle organizzazioni I Have Rights e Still I Rise, con il supporto di ProAsyl Foundation, UCL PIL Pro Bono Project e GCN Chambers. La Grecia dovrà ora risarcire i sette giovani per un totale di 41.500 euro.
I fatti
I sette minori non accompagnati erano fuggiti da guerre e violenze in Siria, Afghanistan, RDC e Camerun, ed erano arrivati a Samos all’età di 14-17 anni per richiedere asilo. Nonostante il loro status, sono stati lasciati dalle autorità greche senza alcun supporto materiale o psicosociale nel sovraffollato Centro di Accoglienza e Identificazione (RIC) di Samos. Per un periodo compreso tra 6 e 10 mesi, questi adolescenti hanno dovuto provvedere autonomamente a se stessi in condizioni che l’ex Commissario Europeo per i Diritti Umani Dunja Mijatović ha descritto come una “lotta per la sopravvivenza”.
“Non posso crederci!”, commenta N.A., che all’epoca aveva solo 14 anni. “È passato così tanto tempo che non pensavo davvero che sarebbe successo. Spero davvero che questa sentenza possa migliorare la situazione per tutte le persone che ora risiedono nei campi della Grecia.”
Le associazioni coinvolte hanno denunciato la situazione disumana in cui si trovavano i minori non accompagnati a Samos, con conseguenze devastanti sia fisiche che psicologiche. Il RIC di Samos è stato uno dei cinque “hotspot” creati sulle isole greche per attuare l’accordo UE-Turchia. Nel 2020, oltre 7.000 persone vivevano in rifugi di fortuna attorno alla struttura, la cui capacità ufficiale era di 648 persone. Le condizioni di vita erano caratterizzate da mancanza di accesso alle cure mediche, esposizione alle intemperie, strutture sanitarie sovraccariche, scarsa qualità del cibo, tensioni sociali e standard di sicurezza inadeguati. In meno di un anno, quattro incendi hanno distrutto parti del campo.
“Ogni giorno, nella nostra Scuola di Emergenza sull’isola, gli studenti condividevano testimonianze di abusi e violenze inaccettabili che avvenivano nell’hotspot di Samos”, ha dichiarato Giulia Cicoli, Direttrice Comunicazione e Fundraising di Still I Rise. “Nessun bambino, nessun essere umano, dovrebbe mai sopportare tali sofferenze. La sentenza di ieri della CEDU riconosce le sofferenze inflitte dalle autorità greche, con il sostegno dell’Unione Europea. Questo restituisce ai nostri studenti un po’ di giustizia e, cosa più importante, un riconoscimento ufficiale delle violazioni dei diritti umani che hanno dovuto subire”.
Gli esiti delle sentenze
Gli ex minori riceveranno un risarcimento dal governo greco. I giudici hanno inoltre assegnato un importo aggiuntivo a uno di loro, perché il governo greco ha ignorato l’ordinanza di misure provvisorie disposta dalla Corte, che disponeva l’evacuazione immediata del richiedente asilo.
Inoltre, per la prima volta, la CEDU ha riconosciuto che le condizioni di vita nel RIC di Samos all’epoca costituivano un trattamento inumano e degradante per qualsiasi individuo, indipendentemente da una vulnerabilità specifica.
La situazione oggi
Oggi la situazione non è migliorata in modo sostanziale. Nel 2022, la chiusura del RIC di Samos e l’apertura del nuovo Centro di Accesso Controllato Chiuso (CCAC), finanziato dall’UE, hanno perpetuato nuove forme di violazioni dei diritti umani. L’inefficacia strutturale nei confronti delle esigenze di chi cerca sicurezza in Europa è stata nuovamente evidenziata nella primavera del 2024, quando la CEDU ha emesso ancora una volta misure provvisorie in relazione alle condizioni di vita nel CCAC, ordinando alle autorità greche di fornire alla madre e al suo bambino un alloggio adeguato.
“I minori non accompagnati sono di fatto detenuti 24 ore su 24 nel CCAC di Samos”, riporta Ella Dodd, Coordinatrice di I Have Rights. “Per 16 ore al giorno sono rinchiusi nella cosiddetta ‘zona sicura’, una sezione della struttura circondata da filo spinato. Detenere i bambini in una struttura disumanizzante non può essere la risposta per chi cerca sicurezza.”