Dopo un mese, la nostra scuola internazionale in Kenya è già in piena attività.
Giovanni Volpe, Program Manager di Still I Rise a Nairobi, ci racconta la routine delle giornate fra i banchi: «L’appuntamento per tutti è la mattina alle 8.00 per la colazione, in piccoli gruppi, secondo le regole COVID-19 locali. Alle 9 la prima campanella suona e le lezioni cominciano. Il nostro curriculum è vario: gli studenti seguono corsi intensivi d’inglese e matematica, ma anche corsi di lettura, scrittura creativa, arte, teatro, sport e cinema. Le attività sono inframmezzate da pause di 20 minuti, e una pausa lunga per pranzo! Durante quest’ultima, offriamo un pasto caldo e della frutta, e cerchiamo di variare il menù ogni giorno. Sono giornate piene e intense, ma agli studenti non manca del tempo libero: durante la giornata li invitiamo a scoprire e imparare senza la supervisione di un insegnante. Alle 17, gli studenti contribuiscono a pulire le aule e gli spazi comuni, prima di salutarci. Grazie al servizio di autobus, anche chi abita più lontano ha la possibilità di raggiungere la scuola e tornare a casa in sicurezza».
Oggi gli studenti sono 100, divisi in 7 gruppi, ciascuno dei quali rispecchia un diverso livello di inglese per facilitare l’apprendimento. Il processo di selezione e iscrizione per nuovi iscritti, però, è ancora in corso e il nostro obiettivo è quello di aggiungere una nuova classe ogni anno. La Nostra Scuola a Nairobi è diversa da tutte le altre, perché propone un curriculum internazionale che sarà riconosciuto ovunque nel mondo.
È una scuola di eccellenza che normalmente sarebbe accessibile solo ai figli dell’élite, ma che Still I Rise, grazie al contributo di tanti amici e sostenitori, può invece regalare ai bambini dimenticati.
Racconta ancora Giovanni: «Il sabato è una giornata libera. Ci troviamo per giocare e stare in compagnia. La scuola è diventata in poco tempo un punto di riferimento nelle vite di tanti ragazzi che trovano in Still I Rise una famiglia in più».
Qui si incontrano bambine e bambini kenioti, naturalmente, ma anche tanti profughi provenienti dal Congo, Somalia, Etiopia, Sud Sudan, Burundi e Uganda, arrivati con le loro famiglie alla ricerca di un futuro migliore. Tutti insieme hanno finalmente trovato un posto in cui crescere ed esprimere le proprie potenzialità, un posto da chiamare “casa”.
Aiutaci a rendere la nostra scuola accessibile a sempre più studenti.
Materiali didattici, pasti, trasporto in autobus: aiutaci a restituire, a questi bambini, il futuro che si meritano!