Il Consiglio dell’Unione europea, la Commissione e il Parlamento europeo hanno avviato i negoziati sulla direttiva UE sulla due diligence, che prevede nuovi obblighi per le aziende in materia di rispetto dei diritti umani e ambientali. Dopo l’approvazione delle modifiche alla direttiva da parte del Parlamento europeo, il 1 giugno scorso, le tre istituzioni Ue sono ora chiamate a trovare un accordo su un testo che le vede schierate su posizioni distanti tra loro.
In particolare, i testi proposti dalla Commissione europea e, soprattutto, dal Consiglio dell’Unione europea sono peggiorativi rispetto a quello messo a punto dal Parlamento, che accoglie due delle principali richieste di Still I Rise: da una parte, l’integrazione di una due diligence obbligatoria sui diritti umani e ambientali nelle attività delle imprese lungo l’intera catena del valore; dall’altra, l’obbligo per gli Stati membri di istituire un’autorità indipendente ed esterna che controlli l’operato delle aziende.
Nonostante questo, il testo approvato dal Parlamento Ue ha falle importanti, non citando una serie di violazioni dei diritti umani, come il diritto a un ambiente di lavoro pulito, sano e sostenibile o il diritto alla libertà di movimento. Il 16 e il 17 ottobre si sono tenuti colloqui a Bruxelles nel tentativo di limare le distanze sull’inclusione del settore finanziario tra gli attori soggetti alle norme della due diligence. Il dialogo proseguirà nelle prossime settimane, con un nuovo round di negoziati con il Parlamento europeo previsto a novembre. Un accordo, però, al momento sembra ancora lontano.
«I tempi sono stretti. A giugno del 2024 ci saranno le elezioni europee e, se non viene trovato un accordo in tempi brevi, il rischio concreto è che vengano vanificati tutti gli sforzi fatti finora», afferma Giulia Cicoli, Direttrice Comunicazione, Advocacy e Fundraising di Still I Rise. «È fondamentale che la direttiva venga approvata prima dell’inizio della nuova legislatura, e senza accordi al ribasso. Il testo ha falle importanti, ma le migliorie apportate dal Parlamento europeo sono fondamentali per prevenire e contrastare le violazioni dei diritti umani, soprattutto in contesti ad alto rischio come quello dell’estrazione del cobalto nella Repubblica Democratica del Congo».
Un appello è arrivato anche dall’europarlamentare tedesco Malte Gallée, che il 1 agosto scorso ha visitato la Pamoja Academy di Still I Rise in Repubblica Democratica del Congo: «A Kolwezi, una piccola organizzazione umanitaria si occupa di far uscire i bambini dalle miniere illegali», ha detto il 13 settembre scorso durante un intervento al Parlamento europeo. «Questo compito non dovrebbe essere affidato a una piccola organizzazione umanitaria ma, da un lato, allo Stato e, dall’altro, a noi europei che dipendiamo da queste materie prime. È proprio questo l’aspetto incredibilmente importante [della direttiva, ndr], e rappresenta anche il miglioramento rispetto alla bozza della Commissione. La mia grande richiesta a tutti voi che negozierete l’accordo è: assicuratevi che le infrastrutture sociali nelle aree minerarie siano una priorità assoluta».